Quando ero piccolo, passeggiando nel parco vicino a casa, spesso vedevo il tendone del circo.
Dietro di esso cโerano sempre tanti animali, ma io ero attratto in particolar modo dell’elefante.
Quel bestione faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune ed era trattenuto li solamente da una catena legata ad un piccolo paletto conficcato nel suolo.
Eppure quel paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno solo per pochi centimetri e un animale cosรฌ grosso e forte avrebbe potuto tranquillamente sradicarlo e andarsene via.
Il perchรฉ non se ne andasse a spasso ma continuasse a rimanere li era un bel mistero.
Chiesi allora a mio padre e mi spiegรฒ che lโelefante del circo non scappava perchรฉ era stato legato ad un paletto simile fin da quando era molto piccolo.
Allora chiusi gli occhi e provai ad immaginare lโelefantino appena nato legato a quel paletto, che provava e riprovava a liberarsi per poter andare in giro, ma per lui allora era troppo grande e resistente. Alla fine decise di rassegnarsi al suo destino ed accettare la propria impotenza.
Lโelefante del circo non scappa perchรฉ crede di non poterlo fare.
Rivive nella memoria il ricordo dellโimpotenza sperimentata nellโinfanzia e questo fa si che non rimetta alla prova la propria forza.
Spesso anche noi siamo come lโelefante del circo, incatenati a migliaia di paletti che ci fanno sentire impotenti e ci tolgono la libertร .
Viviamo pensando di non poter fare un sacco di cose solo perchรฉ una volta, magari quando eravamo piccoli, ci abbiamo provato e abbiamo fallito.
L’elefante incatenato
